Chissà se il famigerato decreto Bersani, oramai diventato legge, riservi anche a noi psicologi qualche piacevole sorpresa… No, dico… tra abolizione di costi delle ricariche dei telefoni cellulari e liberalizzazione della vendita dei farmaci da banco magari spunta una noterella, un codicillo un capitoletto che stabilisce ed afferma che lo psicologo deve fare lo psicologo e che i non-psicologi non possono fare gli psicologi…
Una affermazione tautologica direbbe qualcuno, eppure… Eppure ad oggi tutti fanno quello che dovrebbe fare lo psicologo e lo psicologo, per sbarcare il lunario, si trova a dover fare di tutto.
Un habitat assediato da specie di gran lunga più aggressive, progressiva riduzione delle risorse disponibili, lunghissima gestazione (tra università, tirocinio e scuola di specializzazione….) rendono la specie dell’Homo Psicologus più a rischio del panda cinese o della tigre di Sumatra.
Rivolgersi al WWF o a Greenpace sortirebbe pochi effetti: non sono tanti i colleghi che possono ispirare la tenerezza che suscita un cucciolo di foca o un airone cinerino. E così ci tocca barcamenarci tra cento lavori e mille espedienti, arrivando alla fine del giorno ad invidiare ai pazienti dei nostri più fortunati e anziani colleghi il comodo e riposante divanetto su cui sognamo di stendere le nostre stracche membra.
Certo, in fondo qualche avvisaglia dovevamo pur coglierla… i lavoretti saltuari, le ripetizioni scolastiche ad adolescenti zucconi o le notti passate a servire birre ai tavoli di fumosi bistrot per sbarcare il lunario e mantenerci agli studi; le perplessità e le titubanze di familiari ed amici che si dividevano in percentuali variabili tra coloro per cui lo psicologo è “il medico dei pazzi”, tra quelli che vedevano in ogni domanda un tentativo di sondare il loro inconscio e quelli che ti raccontavano i sogni più intricati e le associazioni di pensieri più strampalati fidando in una rapida, chiara, esaustiva (e gratuita, ça va sans dire…) spiegazione; la constatazione che la disoccupazione o la sotto-occupazione è fenomeno diffuso più tra i laureati che tra le parrucchiere o gli idraulici… qualche campanello di allarme dovevano pur farlo suonare, e magari è anche avvenuto… ma noi?
Noi eravamo troppo assordati dal ronzio cerebrale delle nostre fantasticherie e continuavamo a sognarci epigoni di Freud e Jung, di Reich e Adler. E giù a studiare ed a immaginarci un giorno ad illuminare con una sola frase risolutiva traumi infantili e maniacalità contorte, come la Fata Madrina di Cenerentola che con un tocco di bacchetta magica azzera la distanza tra volere e potere e trasforma la zucca in una carrozza (Bidibibodibibu!)
E allora eccoci ancora qui a cercare di sbarcare il lunario, sottostimati, sottopagati ed ipersfruttati, con l’autostima a zerbino ed un diploma di laurea che prende polvere sopra la cappa del camino nel salotto di casa di mammà e papà (che, contestualmente, è anche ancora la nostra).
Con tutte queste torture auto ed etero-inflitte, forse ci sono gli estremi per rivolgersi anche ad Amnesty International. Dovrò informarmi bene.
Nel frattempo mi chiedo… alla fine di tutte queste fatiche fisiche e – sì è proprio il caso di dirlo – psicologiche, l’Homo Psicologus, novello Ercole post-moderno, avrà ancora voglia di appartenere alla propria specie? E soprattutto, tutte queste fatiche prima o poi finiranno?
Per carità, siamo in buona compagnia e sarebbe miope credersi gli unici afflitti da questi problemi, ma com’è come non è, il mal comune non riesce ad essere di così grande consolazione… Magari la sfida maggiore è riuscire ad usare su noi stessi quegli strumenti operativi in grado di non consentire di giustificare illusioni e depressioni, proiezioni e crisi esistenziali assortite. Io conosco qualcuno che c’è pure riuscito: ho una collega che ai tempi dell’università un giorno mi confidò decisa: “Mi prendo la laurea per cultura personale e poi faccio un corso per estetista e guadagnare bene“. Potenza della ceretta e della passione tutta occidentale per la donna glabra e tonica! Oh ragazzi… ha funzionato! La mia amica, laureata a pieni voti e diplomata estetista ha un sacco di clienti, tutte, manco a dirlo, soddisfattissime.